autori che più mi sono piaciuti

 

Nautilus Verne, Precious Tolkien, Moby Melville the first books I remember my mother used to read to me, I can’t recall at what age that was or when it stopped nor why, it must have been a shock- although I can picture her perfectly, young, standing in front of my bed, ass on the heater under the big window, she still didn’t have to wear glasses, I feel like I should probabily warn her “mother stop reading till late”, but, by then I could read by myself… which is not the same thing though, however, probabily those were the longest or the first after the fairytales and that’s why I remember them Achab Melville, Huckleberry Twain, Tarzan Burroughs and Robinson Defoe, The call of London’s Fang, Salgari from Monpracen, Baron Calvino rampante, Eco Foucault, Daniel Malaussene, Rowling Potter, One no one and one hundred thousend Pirandello, Brizzi : Bastogne & Frusciante left the Group, Alice Carrol, Orzowei Manzi, don Cervantes, Gulliver Swift it’s super shady I’m not sure that I really liked it is it normal?, most of Hesse, kill the mockingbird Lee, Hulmann Reunion, Baricco ocean’s pianist, Cohelo’s warrior, Grisham attourney tired me after a few, Tolstoj to the zar, Herbert Dune’s messaiah, Ami friend from stars Barrios

Most of them weren’t suggested to me at school is that why I liked them more than the others? could be the other way around, I removed them teacher telling me to so it’s sweeter that i liked them..

At this point probabily I left for one year in Australia where i took only Fante Ask the dust, there goes the medioevo of my culture.

but I came back and there was a philosophy library in Milan where i had the most beautiful times, you should see it, i chiostri di Via Festa del Perdono will never die in my heart, fun & friends & literature…I also co-founded a small literary zine called Follelfo with some friends that lasted 3 years and published 4 numbers…

my superiper megagiga ultrastra favourite along the way Huxley- in order: the Island, Brave new world, the perennial phylosophy, anyone knows Gurdjeff? I’ve been involved in a group in France 07 my first poem The Ascent is there to proof how intense that was…

Also sprach Nietzsche, Maya Schopenauer, Novalis sais nights, before disliked poor Dostoevskj, Terzani end, upanishad,veda,mahabarata,bagavagita,gilgamesh,lao-tzu,chuang zu, Watt’s Zen, Rumi’s rose, Goethe’s Faust, Wine und Holderlin, Rainer maria in Duino, where did i find the time for Proust? Baudelaire du mal, the Daumal Analogue and also The Big Drunk, Shuzo’s iki’s structure (it’s a peradam a particoular cristal stone that you can find on the Mount Analogue of Daumal once you’ve sailed through the unknown towards the unknown but has to be there and left port of the monkeys ready to climb), I try my french with Verlaine, Diderot le fataliste, Candidof Voltaire, Trahaumara’s Artaud, the devil and the good Sartre, Strindberg’s father, Canetti autodafè, The shadow of the wind of Zafron, Bruno’s spaccio, Quintana’s speaking wind singing sand, Ode to Frankestein Shelleys, how many are there of Hesse besides ozium&siddharta, what’s your favourite? how cool is Shouting Ginsberg? and solitary walking with the old Roussau reveries? the dharma Kerouac bud, I hated my translation of Walden, I have to check if the original is better…Steinbeck Cannery , the young devine Michaelstadter melody, young artist Dedalus’ Dublin & finnegan wake’s esperanto, Cioran’s misantropy, Enzensberger dylogues, Gwyn’s point of order, Celine trip to the end of the night, the Profet Gibran

I studied also political authors but that would be oversharing I guess.

 

 

melo dramma

una giornata dedicata a me stesso, da solo come un pescatore sotto un melo tra le cui fronde tesse la tela il ragno su cui si posa il pettirosso che guarda la mela maturanda sulla riva di un mare dove al tramonto passano ballando due delfini e sul balcone poco lonano con un tulipano rubato da massi e una candela che lo attira manco fosse una farfalla che finisce nella ragnatela su quel ramo dove la mela viene còlta dal contadino mentre il poeta aspetta l’istante perfetto come una sveglia d’oboe nel petto che mai più verrà perchè viene corrotta, invece che rinsecchire sul ramo si lascia cadere viene rubata marcisce, chissà dove metterà i suoi semi, peccato che pei meli non funzioni la talea e questi rami di troppo non possano attecchire altrove

detti della lucia

per des voelt al veh fò bell

ma poh la moer la vaca e anca ‘l videll

 

per dieci volte viene fuori bello

ma poi muore la vacca e anche il vitello

 

una cosa può venire bene mille volte ma può anche andare completamente storta

drastica poetatura

evitare di starti col fiato sul collo

pur volendolo baciare in ogni istante

essere presente senz’esser pedante

almeno da lontano esser meno pesante

che t’amo ovunque sia dev’esser spaesante

nell’aneddoto della mela ora mi sento il ramo

né il saggio che la coglie né il poeta dotato che proclamo

ti guardo ti sostengo ti nutro con un dito

siamo una cosa sola finchè mi lascerai

mi tiri verso te e a terra mi trai

m’attiri verso il vuoto ti sento oltre l’udito

ho visto in te il fiore come l’avessi in mano

ora vedo la mela rotolare lontano

peccato che pei meli non funzioni la talea

da moriderne

dall’album famosi poeti felici

rime d’amor
da morir
da morirne
da moriderne

cosa vuol dire amare?
come, quando lo si può dire
senza si può morire?
ti fa credere, sognare
ma non ti fa dormire
volere potere donare

aruspicismi

se potessi ti manderei un piccione viaggiatore
a portarti le mie lettere e poesie d’amore
così da evitare qualsiasi alterco
e se non mi vuoi che t’innondi di sterco

memento bionda

fresca giovinezza che arrossendo mi sorridi
ginnica e leggiadra come in una fiaba
spontanea dea bellezza d’azzurroterso iridi,
ribelle eccezione all’impossibilità della perfezione,

dimentica d’esser bella
assorta in qualche sbatta
o quando si concentra
per yoga con i mantra

e allora più che mai
le sue guance bacerei
le simpatiche fossette
pungerei con le basette

semplice, speciale, capelli colore di paglia matura
normale, pura, un capolavoro di madre natura

aruspicabile

come un passero contro la finestra
ecco muore anche la felicità
cercava di entrare anche s’era sporca
un tonfo e s’è rotta la testa

passerottina morta
avvicinarti t’ha uccisa
potevi entrare dalla finestra aperta
invece che da quella chiusa

un petalo senz’ali c’è riuscito
di quelli a cuoricino kitch tutto rosa
che vorrà dire o mia musa
che è tutto finito?

un amore nuovo che questo ha esaurito
del resto i poeti felici non piacciono a nessuno

la sabbia di domani

benedetta tu sia, il futuro su te poggia
confortevole ultima spiaggia
a far meglio sei lo sprone
verde miraggio, unica consolazione

remota, maledetta, falsa, vana, sola
ingannevole illusoria
traditrice, mai di parola
persa e aleatoria

dimenticata tra le disillusioni
abbandonata tra sogni sbiaditi
sei la regina dei bidoni
degli errori più arditi

anche se fai bene di quando in quando
a starti aggrappati si muore cagando

what if

dante e la sua beatrice:
sarà stata affabile o una meretrice
se fosse stata…
e se ci fosse stata?
del resto mi ricordo più che altro l’inferno
quanto casto, quanto castrato era davvero quell’amore?
quanto c’avrebbe messo in treno?
avrà avuto un altro?
magari era solo finzione letteraria
forse era lui a tenere le distanze ideali per mantenere in vita il
suo vero amore, la lingua
non chiedere troppo ed avrai abbastanza
apprezza e non sprecare l’abbondanza
la disillusione è una colpa o è merito dei cacciatori di sogni?

brilla la brina

brilla la brina sulla terra bruna

si alza svogliata la mattiniera bruma

e galleggia piano nella valle

come una coltre di schiuma

Goethe

“Che piacevole gioco! S’avvolge al filo il disco, ch’era sfuggito di mano, rapido in su di nuovo!

Così, vedete, io sembro lanciare il mio cuore a una bella, e poi a un’altra; ma subito torna indietro al volo.”

più che colpevole

ti ho tradita in mille modi
in diversi momenti per diversi motivi
delle volte sono stato debole
altre più che colpevole

una volta volevo punirti
perchè? non saprei cosa dirti
delle volte l’ho fatto per punire me stesso
infatti è stato un totale insuccesso, del pessimo sesso

e per giustificare la tua gelosia
t’ho scissa dal tuo essermi musa
e per far sopravvivere la mia poesia
l’ho liberata altrove e là s’è dischiusa

ho riciclato i ti amo e i tuoi vecchi doni
e non mi rammarico se non mi perdoni

pudore farabutto

alla quarta festa od occasione
in cui incrociamo lo sguardo
penserai, e a ragione,
che soffra di un grave ritardo,

ch’io sia muto o senza fantasia,
che tu non mi piaccia
o qualche altra eresia,

perchè anche se lo ammetto
non sono un gran poeta
senz’altro al tuo cospetto
divento analfabeta,

mi perdo nei tuoi occhi
divento un pesce lesso
che poi tu ti balocchi
e credi che son fesso

se poi per fare il grullo
con versi poco onesti
citassi un po’ catullo
chissà che penseresti
“è pure pretenzioso
snob e nerd, un altezzoso”

ma poi se sei una dea
e no, non c’hai un adone
con me prendi un poeta
forsanche il più coglione

t’imploro col pensiero
non posso evitarlo
-muoviti, amami-
ripeto come dentro
mi consumasse un tarlo

se anche mi concentro
e vorrei dirti tutto
perchè poi non ti parlo?
pudore farabutto

ma bella come sei
io altro non sarei
che uno tra quei tanti
illusi spasimanti

se fossi tu piuttosto
a voler ch’io ti canti
sperare malriposto
se ti facessi avanti

come d’una statua il cenno,
l’occhiolino di un ritratto
andrei fuori di senno
darei fuori di matto

se invece fossi tu
a voler che io ti canti
volesse manitu
e shanti shanti shanti

pure struttura e metrica vanno a puttane

per quanto scaltro
ecco che ancora mi sbaglio
e non capisco altro
se non che dovrei darci un taglio

dedico rime a una che m’ispirava
ed ecco puntuale voleva solo la fava
se invece una me la voglio scopare
sono un maiale e quella scompare

preferirebbe un sonetto almeno
che capirebbe come fosse in armeno
senza scomodare le leggende greche
nè citare in giudizio cosmoagonie azteche

mi dice che tanto non sono tolstoj
come per dirmi,
con sta cosa che scrivi,
che cazzo vuoi?

che poi dubito abbia letto guerra e pace

non so se le piace o ne sia punto capace

ad esempio chissà la sua faccia

nel non leggere il più giusto le piaccia

e il saggio lev non scriveva per portarsele a letto
ma di certo nemmeno per gli analfabeti o per puro diletto

quindi, certo, confondo me stesso
la letteratura, quello che scrivo io e il sesso
le aspirazioni stesse mi pajono confuse
ma più di tutto lo son le mie muse

per fortuna le parole non arrossiscono

Avete voi riso della favola della volpe e dell’uva? io no, mai. perchè nessuna saggezza m’è apparsa più saggia di questa, che insegna a guarir d’ogni voglia, disprezzandola.
cit da Quaderni di Serafino Gubbio. p716 L. Pirandello

il peso della cultura alleggerisce la mente

La povera casiera sentendo quanto pesava tutta quella erudizione, non riusciva a capacitarsi come mai don Cosmo che se l’era messa in corpo, potesse vivere poi così sulle nuvole.
cit da I vecchi e i giovani. p51 L.Pirandello

Prova l’alzheimer

sei il ricordo di un’occasione
fugace, svanita, forse sprecata
il piacere quasi tattile d’una visione
nel vapore d’alcol di una bella serata

un viso amico ad un palmo di bacio
in un posto dove non ero mai stato
a un concerto che ho invece scordato
e non lo dico per fare il macho

perchè ho ancora bene in mente
la sensazione d’essere affini,
che potevan scapparci dei grandi limoni
belli brilli, soli in mezzo alla gente

fuori da quella porta sugli scalini
con le monetine a fare i cretini
ed investitomi cavaliere del bere
a te o mia dama, innalzo il bicchiere

chissenefotte poi della poesia
giàcchè già lo so che non sarai mai mia
come non lo fosti in quella sera lontana
butto il bicchiere meglio una damigiana

saranno passati ormai alcuni decenni
e i nostri fegati tutt’altro che indenni
e anche se un po’ di neuroni saranno annegati
tu, quella sera, quegli occhi gattati

mi resti dentro come un dejavù
chissà che faremmo oggi a tu per tu

distanti saluti

mi manchi come un tiratore scelto, a caso.
mi manchi come un tiratore cieco, un ciecchino.
mi manchi come volpi e poggi.
mi manchi come il respiro quando ti vedo, da mancamento.
mi manchi come le parole adatte a .
mi manchi come la pazienza alla stufa.
mi manchi come la droga in astinenza.
mi manchi come un boomerang, due volte.
mi manchi come a maometto, un monte.
mi manchi forse perchè sono schivo.
mi manchi forse perchè invece che venir da te, tergiverso e te lo scrivo.
distanti saluti,
spesso tuo,

stefango

Tedio t’amo

Temo, tremo e spero però

credo solo che non son sicuro

vorrei, ma vorrò in futuro?

Dalla noja al disgusto vero

 

la paura m’attira

m’atterrisce la gioja

l’amicizia cospira

pei nodi che ingoja

 

dolci lacrime calde

pure, finte, libere

da svuotarsi, da bere

codardie ribalde

 

odiar le necessità

come stile di vita.

perfetta biscottata

possa mai, o tu, perfetta biscottata
scordar di portarmi la tua droga squisita
per sfidarmi a duello nei piaceri della vita
combattiamo a barattoli di marmellata

passa a portarmi uno o due vasetti
impugna il cucchiajo se ne hai il coraggio,
tanto vincerò già al primo assaggio
senza modestia, t’arrendi lo ammetti?

è una battaglia all’ultimo sciroppo
c’è frutta abbastanza, lo zucchero è troppo?
goderne come due intenditori
golosi e ghiotti competitori

se gareggi e valuti nel modo giusto
anche a perdere ci provi gusto

chi cerca prova

ho paura che accada di nuovo:
che tutto sia per nulla,
ma anche se è inutile mi commuovo
ed intòno un altro canto per un’altra fanciulla

eppure forse non è niente di speciale,
un’altra cotta che finirà male,
un’altra puntina a cui appender qualche parola,
che suona un vinile, con un nodo alla gola,

per poi accorgermi ancora una volta
ch’era un bell’abbaglio non la svolta,
ma nel mentre crederci fino in fondo
come se dal vuoto dipendesse il mondo

dedicare tempo, energie e amore
imitando il silenzio del pescatore

plurima

ho còlto per te una piccola primula
l’ho posata nel bicchiere da cui hai bevuto
come se per magia potesse bersi il tuo spirito
nutrirsi delle tue labbra o radicare nei tuoi sogni

era d’un giallo squillante vivace
come di primavera precoce
l’ho messa in una conchiglia
di lumaca con un po’ di fanghiglia

e adesso è fiorita gaia e garrula
anche se non c’avevo tanto creduto
come se l’amore avesse attecchito
per prendersi gioco dei miei previmpegni

se solo sapessi come ci si innamora
te lo spiegherei in silenzio in meno di un’ora

ossimorosa

ora so meglio cos’è un bacio strappato
difesa da cattive intenzioni
or a prestare libri sarò più accorto
nel dispensare versi ben calibrato

parlarne come di mie invenzioni
defraudarle del potermi ferire
farle danzare fino all’oblio
come ombre mute, dee scordate

e scriverlo in endecasillabi
per poi abbinarli in dolci rime
financo canticchiarseli in testa
fino a che t’escono buone le prime

potess’io trovar la mia propria musa
o scriver senza bisogn d’una scusa

Prove di teatro

CORO:

vivo per voi con voi

rido di voi con voi

vivo al vostro posto

e ve lo mostro

parlo di voi tra me e di quello che non c’è

vivo per voi condivido

la struttura che vi contiene

la falsità che ci conviene

la facilità con cui lo vedo

le maschere e tutto il corredo

PROLOGO IN CIELO

MEFISTOFELE: fottuto presuntuoso d’un dio davvero credi di poter conoscere e veder dentro l’uomo? sai forse riconoscere ciò che lo nobilita e svelare chi possiede tale capacità?

UN DIO: vuoto mefistofele proprio lei, dall’abisso mi parla di capacità? il prodigio delle possibilità sprecate vuole mettere alla prova la maestria con cui so giudicare? fare del bene e fare del bello sono abilità che padroneggio dall’eternità e che so percepire in uno spirito prima di vederlo in azione.

MEFISTOFELE: illuso buonista che t’hanno insegnato? confondi il bene con ogni cosa per monopolizzare la bellezza! da me hai imparato menzogna e inganno ma ora ti svergognerò, fallito!

UN DIO: bada, giocheremo con gli umani un’ultima volta, per la vita o per l’oblio

MEFISTOFELE: ho giusto un campione d’artista, un esteta arrogante che crede di stare dalla tua parte, se lo ritieni idoneo mettilo alla prova!

UN DIO: e sia, maledetto demonio, dovrai ammettere che le belle opere non possono che fare bene.

Replica 6abiura e iniziazione on maggio 23, 2008 said: TONSURA ED INGRESSO NELLA SCUOLA

DISCEPOLO: Stentata inadeguatezza rinchiusa in una falsa libertà, come abitudini bisogni irrilevanti e come rarità gesti gratuiti, voglio sbarazzarmi del libero arbitrio degli altri, per questo rinuncio al mio e ve l’affido, svuotarmi dai desideri sarà averli consumati, voglio imparare l’impersonalità della macchina e l’immobilità dell’inanimato, sarò vostro servo e discepolo come una foglia nel vento.

MAESTRO: L’addestramento al rituale richiede un assorbimento completo, sarai in mio potere e una parte di te verrà sconfitta, quello che cerchi è un regredire per elevarti,ma in guardia: ambire l’umiltà è pericoloso! L’oltre uomo non è in ogni direzione starà a te decidere il senso del verso, una volta infranti i limiti dovrai tornare e niente sarà più la stessa cosa, potresti voler non essere nemmeno partito. Sopravvivere al suicidio ti cambierà e dovrai accettare quel che sei.

Replica 7CIECA PUTTANA on maggio 23, 2008 said:

FORTUNA: Non essere avido nel donare, mal che vada niente andrà perduto, godrò io di quel che ti è più caro, punta sempre più in alto di dove speri arrivare, giocati tutto giacchè non basta quel che possiedi, un pò per volta ti logorerai, concentra l’adrenalina e le speranze in un’unica chance, vivi in quel momento più che in miliardi di vite, prendi in mano le possibilità e prega sia una buona mano.

GIOCATORE: Pregare chi puttana truccata? M’irretisci con sogni fatui, mi istighi a votarmi a quel cornuto del tuo consorte, il caso, ma questa volta non ho nulla da perdere e tutto da guadagnare, davanti a te gioco a carte scoperte, non ho nient’altro che l’occasione di rischiare e sei tu la posta in palio.

FORTUNA: Sciocco testardo non mi avrai mai, ti aggrappi ad una remota probabilità e ti sporgi a peso morto sul precipizio della disperazione, ti userò sempre come pedina, te la farò annusare ma non potrai mai possedermi, sei invischiato nel vizio che ti domina, maneggi numeri, carte e dadi ma scommetto che saranno la tua rovina.

GIOCATORE: Accetto la prova e l’eventuale lezione, con destrezza piloto le sequenze eventuali future mentre tu nel distribuire sei maldestra e la leggerezza con cui lo fai malcela la tua disonestà, donna volubile e capricciosa il destino non dipende da te. Alza e vedi di iniziare col darmi una scopa!

Replica APPLAUSI on maggio 26, 2008 said:

IL CORO SPOGLIA L’UOMO E LO GETTA SUL PALCO DOVE SI SVUOTA.

“Nudo e cieco! Favola di pietà e orrore, a scudisciate mi hanno spellato le inibizioni dalle terga, visioni corrosive mi ardono negli occhi. Solo voce! dinnanzi agli occhi annidati nel buio, sanno solo ridere e applaudire, da ogni parte sguardi voraci mi giudicano. La vita non è che automatico esercizio di respirazione, modulare vibrazioni. Il corpo non è che strumento: devo padroneggiarlo senza pensarci e dare un segno. Ma non sono già più io, il bisogno mi domina e devo svolgere il mio destino devo sempre dimostrar qualcosa devo distinguermi devo calcolare statisticamente come comportarmi, devo innanzitutto essere per poter diventare migliore, devo mettermi alla prova costantemente. Acida lucidità mi faccio schifo fino al vomito, perdo coscienza nel cesso. Solo silenzio!”

APPLAUSI? IL CORO APPLAUDE SGHIGNAZZANDO pessime battute sulla dimensione del pene dell’artista

CALA UN CAPPIO E ALTRE CORDE CHE IMPRIGIONANO L’ARTICOLAZIONI

VOCE FUORI CAMPO “Io sono tutto o nulla” “io sono l’arte o poca carta da macero”. “Io sono la voce dei tempi o nemmeno l’eco di una voce umana” “insultali contorciti, scandalizzali, mostra loro cosa sei intimamente: liberati davanti alle loro espressioni di sconcerto, prova i sentimenti più stridenti, colpisciti, violenta le loro credenze, mostra loro quanto sono legati, muori per loro, smetti di fingere, pentiti di essere umano!”

CORO: Il suono del corpo che si spezza agghiacciante, il tanfo pestilenziale della vergogna Nel vomito legge il futuro, ridicolo e imbarazzante topo di fogna.

RESURREZIONE

“Rimasi avvinghiato e caddi dopo essermi elevato, più in basso di prima mi sembra di strisciare, lo slancio, il conato il dolore il dazio dell’estasi, ho perso il controllo delle funzionalità basilari, ho conosciuto movimenti che mai un essere animato ha sperimentato. Mi sono sporto sull’abisso del dover ad ogni costo improvvisare, ho visto il mondo dietro una benda. Ancora sento il corpo vibrare di brividi, ma cosa rimane? Torna l’attenzione sui resti del mio corpo stuprato, mi sono rivoltato e ho sciolto ogni barriera. Rimane il fetore e uno schizzo profetico, come cenere mi libro a strappare lo schermo, con questo sudario ricopro le piaghe esplose per cicatrizzare le ferite. L’esorcismo è riuscito ma gli escrementi mi nauseano, se questo fosse un museo quella sarebbe arte, terminato il rito, sacrificata la dignità, resta la sete di vita. L’attimo a cui ho rinunciato è quello dell’estrema decisione, lì ho sospeso la mia volontà innalzandola, ho soffocato le pretese del mio intelletto ed esasperato il senso del gusto e quello morale, torno dal limbo alla normalità provato e fragile, ho pagato la mia libertà rinunciando ai valori ed ora rieccomi tra voi come un untore.”

ROMPENDO UN ALTRO MURO SCENDE DAL PALCO E SI CONFONDE COL CORO

Qualunque suggerimento o correzione sono benaccetti, questo è un workinprogress…

La riuscita della messinscena dipende esclusivamente dall’interpretazione dell’attore, è lui a provare sulla pelle il percorso che io mi limito ad indicare. PINK FLOYD sottofondo. Per Resurrezione leggere Tolstoj ma intendere “L’uomo che era morto” di Lawrence. Per tonsura pensare a santa Chiara e per strip-tease san Francesco. “il giocatore” è di Dostojevsky ma và integrato con L’UOMO DADO autore di “Non Comprate Questo Libro”. Le battute iniziali del burattinaio sono rubate da “Considerazioni sull’uso documentario dei testi teatrali editi”. Tratto da “l’Attore e l’Autore” edito dal Comballo. Per immaginare il volteggiare del burattino Von Kleist : “sul teatro di marionette” Il Faust è un faust deformato, chiedo venia agli intenditori. Il coro è l’onomatopea che accompagna il mimo dell’attore-burattino nel monologo dell’invisibile manovratore.

oboe amare (acufene)

eppure nel dolore ti amo
sei il tessuto e la trama di quel che ricamo
ti penso così tanto che è ridicolo da dire
tanto che di dirlo non temo l’ardire

ti penso così tanto che ti sento nella pancia
come un’oboe di cui sei anche l’ancia
sento che ti amo persino dalle dita
e anche se non fossi il meglio sei la mia preferita

devo davvero pensare a te tutto il giorno
per giorni in un loop senza ritorno
solo per farti ricevere la sensazione
che c’è qualcuno che ti adora con dedizione

come un fischio nel cervello
che fa male anche se è bello

quanto muta

quanto muta il volubile animo mio
quanto parla è da manicomio
copre quasi il sentire
che è cangiante come un fiore

e la tua immane immagine che pare mi tocchi
e le sue riflessioni nei miei occhi
pretesa indifferenza, pretenziosa speranza
un’attesa che è ormai solo mancanza

rimpianto per un futuro lasciato in sospeso
un presente ancora lontano dal sogno
rabbia impotente quasi fossi geloso
disabilità affettive di cui mi vergogno

come se da un mio errore sia tutto dipeso
sarai poi la felicità a cui anelo ed agogno?

castelli di sogni

Sogno strano forte

 

 

Mio fratello mi libera una volta e mi rinchiude la seconda, così da rimetter in carreggiata il destino, nei sotterranei di un castello.

Però io non lo sapevo che era stato lui a salvarmi la prima volta e anche dopo aver rischiato la vita non volevo dirgli che avevo trovato il passaggio segreto.

Il fratello fin da subito sa del segreto e ne vede lo sviluppo, una continua anamnesi dello stato della mia mania ma a sua volta è affetto dagli effetti che il castello ha anche su di lui.

Lo sa fin da subito perchè mi ha sgamato inciampare quasi nel pulsante, non dissi niente quella volta a mia madre perchè ci aveva proibito di andare a giocare sulle rovine del lavatoio.

Anche lui lo vuole tutto per se, e mi odia per avergli tenuto un segreto così vile, così gretto

un mondo intero che non avevo mai voluto dividere con lui, che pure sapeva, che ne stava lontano, lui che seguiva tutte le fasi del peggiorarsi della mia dipendenza.

Mi ricordo solo che ero nel lavatojo perchè i meccanismi funzionano con pompe idrauliche

mi sembra di aver visto qualcosa di luccicante? un monile forse?

 

Oppure una pietra fuori posto, sembra tutto distrutto ma ancora qualche muro c’è intorno, sembra che l’acqua non scorra da tempo eppure i marchingegni idraulici funzionano perfettamente.

Magari tutte le pietre erano grosse uguali o con la stessa forma e ho notato quella diversa….anzi avendo capito che la legge in quello strano luogo è quella del tutto tranne, vedendo un muro tutto intero e con tutte le pietre uguali ho capito che c’era qualcosa sotto…sono andato a ficcanasare e son scivolato nei sotterranei, o meglio quasi, perchè non volendo farmi scoprire son prontamente risalito fingendo di essere semplicemente inciampato.

 

Sperando nella disattenzione del fratello decisi di contravvenire ai  miei principi e di non dire niente a nessuno, il silenzio del fratello come un vento spazzò la nube di dubbi e di angosce sul pericolo di esser scoperto, la speranza di non esser stato notato divenne presto certezze e col passar del tempo svanì dall’elenco delle preoccupazioni che un ragazzo bugiardo deve sempre tener da conto.

 

Tornano a casa e non succede più niente?

Per un po’ niente, meglio non insospettire gli altri tornandoci, ogni tanto qualche sogno strano…Ma in qualche modo appena uscito dall’infanzia mi è tornata la voglia inspiegabile di tornarci.

è buio e non capisco se c’è un frastuono di fondo, o siamo in una bolla che assorda tutti, una specie di terremoto deve sembrare una piccola scossa di assestamento: sembra un tuono lontano, ricordo che la mamma aveva parlato a lungo di quella stranezza in macchina, un tuono a ciel sereno.

Se penso che ha voluto farsi seppellire proprio nel cimitero di quel castello, chissà se si era accorta anche lei di come quel posto ci aveva e ci avrebbe condizionato la vita.

 

Non mi ricordo nemmeno perchè c’ero tornato in quel posto, m’aveva come stregato, è l’unica spiegazione…Il fatto che in quel luogo ci fosse sempre un’eccezione mi aveva come incantato e quella porta su un’altro mondo, certo buio e umidiccio presumibilmente stretto e gonfio di muffe, ma assai misterioso e solo mio.

Sulla fontana fioriva ancora la ruggine, o meglio come l’edera aveva invaso anche i sassi che ormai asciutti parevano ricoperti di una polvere amaranto.

Insomma a pensarci mica doveva essere un granchè… Magari era solo un ripostiglio o un cunicolo che ne so…

Tra l’altro la prima volta avevo rischiato di rimanere incastrato, chissà che cosa me l’ha fatto fare di riprovarci, col senno di poi maledico la mia curiosità.

Non so se fu quella la prima occasione in cui mio fratello mi seguì, non so nemmeno se ci sia stato mai prima di allora, questi particolari sono della storia sua e io li ignoro.

 

L’atterraggio non fu comodo né allora né mai, anche ad esser pronti. Uno scivolo per nulla scivoloso e appena inclinato, quasi un tubo verticale di qualche metro che ti lascia piuttosto di sasso quando tocchi il suolo.

Quando ancora il terrore che qualcun’altro scoprisse il passaggio non mi aveva ottenebrato avevo messo un materasso, subito rimosso poiché nel caso malaugurato in cui…Insomma un sacco di paranoie e se qualcun’altro ci fosse finito dentro?

Pensai addirittura di nascondere il passaggio, avevo innanzitutto staccato una pietra dal muro, così che non sembrasse uniforme e quindi sospetto.

In pratica ero ossessionato, non riuscivo a passar più di due giorni lontano da quei cunicoli.

Non so come il custode o guardiano di quelle che ormai erano solo poche mura fragili che soffrivano il disuso non mi abbia mai scoperto, magari qualche sospetto ce lo avrà anche avuto quel vecchio rincoglionito.

 

Non ricordo più nessun suono, nessun pensiero, solo interminabili ore ad esplorare quei tunnel, quelle sale, quasi come grotte sotterranee…Il buio, il buio penetrante, che soffocava quasi le torce a batterie che mi portavo, che assorbiva la luce che nemmeno le pareti terrose riflettevano.

Una brama inesauribile, una fonte a cui attingevo la sete che mi spingeva a continuare…Non mi spiego quei momenti, preso dal folle raptus di conoscere ogni angolo, sapere i passi che dividevano due stanze, misurare ogni corridoio.

Cercavo ormai da mesi di ricreare la planimetria di quello che andava definendosi sempre più come un intricato labirinto, che a tratti proseguiva spiraleggiando, con inclinazioni sempre diverse, quando

rimasi incastrato ancora!

Non ci potevo credere, dopo aver rischiato quella volta da piccolo non mi era più capitato nemmeno di preoccuparmi di poter restare imprigionato, il meccanismo era azionabile da una leva dal piano interrato e quindi ero relativamente tranquillo, tranquillità che svanì con le pile della batteria mentre cercavo di riparare la perdita di una delle tubature del meccanismo.

Insomma ero fottuto, ancora non avevo trovato una via alternativa di fuga, certo doveva essercene una ma se in mesi non ero riuscito a trovarne perchè avrei potuto farcela mosso dalla disperazione?

è strano come non conosci davvero un luogo che quando non vuoi uscirne, e io volevo disperatamente uscirne, ed ad ogni maledizione pareva che il castello rispondesse con un silenzio sempre più oppressivo…

Ricordo una feritoia da cui un foglio di luce passava quasi a voler infierire sul mio stato di prigioniero, a cui mi aggrappai in preda alla disperazione più e più volte fin quasi alla follia, ci si arrivava da un buco nel terreno in discesa, come un canale di scolo che dava sull’esterno forse verso il fossato otturato da una roccia che nemmeno la forza della disperazione era riuscita a farmi smuovere, mi sentivo come in Huckleberry’finn quel malvagio imprigionato nella grotta.

 

Non so se avesse sentito le mie urla o se mi avesse seguito, o se, vista la mia assenza, era venuto a cercarmi dove sapeva che stavo la maggior parte delle volte che sparivo, o se addirittura fosse là già da prima e fosse stato lui a sabotare il meccanismo.

So, purtroppo solo ora, che mi salvò la vita.

Dico purtroppo perchè non l’ho mai ringraziato, non ho mai potuto ringraziarlo.

Il passaggio quando al calar della notte tornai a cercarlo sembrava aver cambiato ubicazione, all’inizio mi sentii un po’ perplesso, disorientato, ma essendo là sotto da ore al buio più completo e avendolo trovato funzionante non mi posi troppe domande invaso com’ero dalla gioia per l’inaspettata liberazione.

Corsi fuori e decisi che ne avevo avuto abbastanza, rischiare una volta passi, due è sicuramente abbastanza, proprio non m’interessava più trovare alcun tesoro, alcuna tomba di amanti segreti, la mia immaginazione era stata mutilata dallo spavento preso, anche mio fratello dovette pensare che la lezione era bastevole a tenermi lontano da quel luogo per sempre.

 

Dopo lo spavento preso mi obbligo quantomeno ad un periodo di astinenza.

Non devo più andarci, continuo a ripetermi- il punto è che non riesco a togliermelo dalla testa, assilla i miei pensieri, è come se questi fossero rimasti là intrappolati, e quando è un po’ che riesco a pensare ad altro subito qualcosa riesce a farmi tornare in quel luogo.

Il fascino del mistero, il rischio corso, l’essere l’unico detentore di un segreto che altrimenti non esisterebbe nemmeno, ogni volta che sento la parola rovine, labirinto o addirittura muro, parete buio, è come se la mia mente fosse attratta, calamitata in un vortice senza uscita, e i pensieri tornano automaticamente a quell’angoscia di restar rinchiuso per sempre, a quanto mi senta vivo solo perchè ho rischiato di perdermi in quei tunnel maledetti.

Stare lontano da qualcosa che ti rende schiavo non vuol dire liberarsene, dovevo impararlo a mie spese quando sprofondato in una tremenda depressione iniziai a sognare di ricadere in quello stramaledetto castello ogni notte e di consumarmi le dita nel tentativo di scavarmi una via d’uscita.

Ripensavo a come tutto era cominciato, a come mi aveva attratto il pericolo di cadere nel buio che poteva esser senza fondo… In fondo avrebbe potuto essere semplicemente una trappola, una prigione invece che una via di fuga, niente lasciava propendere per l’una o per l’altra ipotesi…

In quei mesi tutto andò a rotoli, la mi attenzione sul lavoro tracollò, quasi come quando mi ero innamorato la prima volta e i risultati scolastici erano drasticamente peggiorati, e se il direttore mi diceva di smetter di pensare alla donna, ecco che io automaticamente rispondevo in tutta sincerità che la donna non c’entrava nulla, lui credeva di saperla lunga ma non faceva che farmi ribadire come nemmeno della donna della mia vita mi interessasse più alcunché.

Tutto era passato in secondo piano, ma che dico, al terzo e al quarto, perchè in primo piano c’erano quei favolosi sotterranei ancora da esplorare, facevo piani su piani, avrei portato una decina di torce, il filo d’arianna, una vanga, avrei avrei… Ma poi i sensi di colpa mi attanagliavano, la mia forza di volontà era così cedevole?

Il castello ormai aveva più potere su di me che il mio stesso cervello.

La paranoia aveva ormai il controllo totale delle mie facoltà, i nervi a fior di pelle, dormivo appena tornato dal lavoro per abituare gli occhi all’oscurità di notte, ormai ero sicuro che sarei tornato là sotto e non so da dove prendevo ogni giorno la forza per rimandare ancora e ancora il momento in cui sarei ri – precipitato in quel baratro, l’attimo in cui il mio insensato e insano volere avrebbe prevalso sul buonsenso di star lontano da quel luogo malefico.

banchiera in biancheria

ci si vede si brinda e si beve
si esce e ci si fuma un sigaro insieme
poi scappi poi scrivi
m’intrighi e con gli occhi sorridi

e vieni financo a pranzare
che in casa di un singòl è un bel rischiare
chissà che tempesta ormonale
chissà che lo shock non ti sia fatale

e allora per un paio di ore
giocare ai preamboli dell’amore
un po’ per capire e un po’ per guarire
ed esser pazienti o fare il dottore

e fantasticarci cappellini e fronzoli affini per farlo durare
invertirci i ruoli e sperare che assieme ci si possa curare

ammetto sono un cagasotto ma poi di persona non dico quello che scriverei

t’invio uno smile
apro un nuovo file
no che non esagero
mica ti stalkero
adesso ti digito
da dita in incognito
chissei chissà
per te chi sarò?
e chissene no?
son solo parole
senza pretese nè regole
perchè sono un cagasotto
e perchè scrivere è conoscersi
svelarsi ad occhi invisibili
senza temere il giudizio di chi
puoi poi cancellare con un semplice click