Sogno strano forte
Mio fratello mi libera una volta e mi rinchiude la seconda, così da rimetter in carreggiata il destino, nei sotterranei di un castello.
Però io non lo sapevo che era stato lui a salvarmi la prima volta e anche dopo aver rischiato la vita non volevo dirgli che avevo trovato il passaggio segreto.
Il fratello fin da subito sa del segreto e ne vede lo sviluppo, una continua anamnesi dello stato della mia mania ma a sua volta è affetto dagli effetti che il castello ha anche su di lui.
Lo sa fin da subito perchè mi ha sgamato inciampare quasi nel pulsante, non dissi niente quella volta a mia madre perchè ci aveva proibito di andare a giocare sulle rovine del lavatoio.
Anche lui lo vuole tutto per se, e mi odia per avergli tenuto un segreto così vile, così gretto
un mondo intero che non avevo mai voluto dividere con lui, che pure sapeva, che ne stava lontano, lui che seguiva tutte le fasi del peggiorarsi della mia dipendenza.
Mi ricordo solo che ero nel lavatojo perchè i meccanismi funzionano con pompe idrauliche
mi sembra di aver visto qualcosa di luccicante? un monile forse?
Oppure una pietra fuori posto, sembra tutto distrutto ma ancora qualche muro c’è intorno, sembra che l’acqua non scorra da tempo eppure i marchingegni idraulici funzionano perfettamente.
Magari tutte le pietre erano grosse uguali o con la stessa forma e ho notato quella diversa….anzi avendo capito che la legge in quello strano luogo è quella del tutto tranne, vedendo un muro tutto intero e con tutte le pietre uguali ho capito che c’era qualcosa sotto…sono andato a ficcanasare e son scivolato nei sotterranei, o meglio quasi, perchè non volendo farmi scoprire son prontamente risalito fingendo di essere semplicemente inciampato.
Sperando nella disattenzione del fratello decisi di contravvenire ai miei principi e di non dire niente a nessuno, il silenzio del fratello come un vento spazzò la nube di dubbi e di angosce sul pericolo di esser scoperto, la speranza di non esser stato notato divenne presto certezze e col passar del tempo svanì dall’elenco delle preoccupazioni che un ragazzo bugiardo deve sempre tener da conto.
Tornano a casa e non succede più niente?
Per un po’ niente, meglio non insospettire gli altri tornandoci, ogni tanto qualche sogno strano…Ma in qualche modo appena uscito dall’infanzia mi è tornata la voglia inspiegabile di tornarci.
è buio e non capisco se c’è un frastuono di fondo, o siamo in una bolla che assorda tutti, una specie di terremoto deve sembrare una piccola scossa di assestamento: sembra un tuono lontano, ricordo che la mamma aveva parlato a lungo di quella stranezza in macchina, un tuono a ciel sereno.
Se penso che ha voluto farsi seppellire proprio nel cimitero di quel castello, chissà se si era accorta anche lei di come quel posto ci aveva e ci avrebbe condizionato la vita.
Non mi ricordo nemmeno perchè c’ero tornato in quel posto, m’aveva come stregato, è l’unica spiegazione…Il fatto che in quel luogo ci fosse sempre un’eccezione mi aveva come incantato e quella porta su un’altro mondo, certo buio e umidiccio presumibilmente stretto e gonfio di muffe, ma assai misterioso e solo mio.
Sulla fontana fioriva ancora la ruggine, o meglio come l’edera aveva invaso anche i sassi che ormai asciutti parevano ricoperti di una polvere amaranto.
Insomma a pensarci mica doveva essere un granchè… Magari era solo un ripostiglio o un cunicolo che ne so…
Tra l’altro la prima volta avevo rischiato di rimanere incastrato, chissà che cosa me l’ha fatto fare di riprovarci, col senno di poi maledico la mia curiosità.
Non so se fu quella la prima occasione in cui mio fratello mi seguì, non so nemmeno se ci sia stato mai prima di allora, questi particolari sono della storia sua e io li ignoro.
L’atterraggio non fu comodo né allora né mai, anche ad esser pronti. Uno scivolo per nulla scivoloso e appena inclinato, quasi un tubo verticale di qualche metro che ti lascia piuttosto di sasso quando tocchi il suolo.
Quando ancora il terrore che qualcun’altro scoprisse il passaggio non mi aveva ottenebrato avevo messo un materasso, subito rimosso poiché nel caso malaugurato in cui…Insomma un sacco di paranoie e se qualcun’altro ci fosse finito dentro?
Pensai addirittura di nascondere il passaggio, avevo innanzitutto staccato una pietra dal muro, così che non sembrasse uniforme e quindi sospetto.
In pratica ero ossessionato, non riuscivo a passar più di due giorni lontano da quei cunicoli.
Non so come il custode o guardiano di quelle che ormai erano solo poche mura fragili che soffrivano il disuso non mi abbia mai scoperto, magari qualche sospetto ce lo avrà anche avuto quel vecchio rincoglionito.
Non ricordo più nessun suono, nessun pensiero, solo interminabili ore ad esplorare quei tunnel, quelle sale, quasi come grotte sotterranee…Il buio, il buio penetrante, che soffocava quasi le torce a batterie che mi portavo, che assorbiva la luce che nemmeno le pareti terrose riflettevano.
Una brama inesauribile, una fonte a cui attingevo la sete che mi spingeva a continuare…Non mi spiego quei momenti, preso dal folle raptus di conoscere ogni angolo, sapere i passi che dividevano due stanze, misurare ogni corridoio.
Cercavo ormai da mesi di ricreare la planimetria di quello che andava definendosi sempre più come un intricato labirinto, che a tratti proseguiva spiraleggiando, con inclinazioni sempre diverse, quando
rimasi incastrato ancora!
Non ci potevo credere, dopo aver rischiato quella volta da piccolo non mi era più capitato nemmeno di preoccuparmi di poter restare imprigionato, il meccanismo era azionabile da una leva dal piano interrato e quindi ero relativamente tranquillo, tranquillità che svanì con le pile della batteria mentre cercavo di riparare la perdita di una delle tubature del meccanismo.
Insomma ero fottuto, ancora non avevo trovato una via alternativa di fuga, certo doveva essercene una ma se in mesi non ero riuscito a trovarne perchè avrei potuto farcela mosso dalla disperazione?
è strano come non conosci davvero un luogo che quando non vuoi uscirne, e io volevo disperatamente uscirne, ed ad ogni maledizione pareva che il castello rispondesse con un silenzio sempre più oppressivo…
Ricordo una feritoia da cui un foglio di luce passava quasi a voler infierire sul mio stato di prigioniero, a cui mi aggrappai in preda alla disperazione più e più volte fin quasi alla follia, ci si arrivava da un buco nel terreno in discesa, come un canale di scolo che dava sull’esterno forse verso il fossato otturato da una roccia che nemmeno la forza della disperazione era riuscita a farmi smuovere, mi sentivo come in Huckleberry’finn quel malvagio imprigionato nella grotta.
Non so se avesse sentito le mie urla o se mi avesse seguito, o se, vista la mia assenza, era venuto a cercarmi dove sapeva che stavo la maggior parte delle volte che sparivo, o se addirittura fosse là già da prima e fosse stato lui a sabotare il meccanismo.
So, purtroppo solo ora, che mi salvò la vita.
Dico purtroppo perchè non l’ho mai ringraziato, non ho mai potuto ringraziarlo.
Il passaggio quando al calar della notte tornai a cercarlo sembrava aver cambiato ubicazione, all’inizio mi sentii un po’ perplesso, disorientato, ma essendo là sotto da ore al buio più completo e avendolo trovato funzionante non mi posi troppe domande invaso com’ero dalla gioia per l’inaspettata liberazione.
Corsi fuori e decisi che ne avevo avuto abbastanza, rischiare una volta passi, due è sicuramente abbastanza, proprio non m’interessava più trovare alcun tesoro, alcuna tomba di amanti segreti, la mia immaginazione era stata mutilata dallo spavento preso, anche mio fratello dovette pensare che la lezione era bastevole a tenermi lontano da quel luogo per sempre.
Dopo lo spavento preso mi obbligo quantomeno ad un periodo di astinenza.
Non devo più andarci, continuo a ripetermi- il punto è che non riesco a togliermelo dalla testa, assilla i miei pensieri, è come se questi fossero rimasti là intrappolati, e quando è un po’ che riesco a pensare ad altro subito qualcosa riesce a farmi tornare in quel luogo.
Il fascino del mistero, il rischio corso, l’essere l’unico detentore di un segreto che altrimenti non esisterebbe nemmeno, ogni volta che sento la parola rovine, labirinto o addirittura muro, parete buio, è come se la mia mente fosse attratta, calamitata in un vortice senza uscita, e i pensieri tornano automaticamente a quell’angoscia di restar rinchiuso per sempre, a quanto mi senta vivo solo perchè ho rischiato di perdermi in quei tunnel maledetti.
Stare lontano da qualcosa che ti rende schiavo non vuol dire liberarsene, dovevo impararlo a mie spese quando sprofondato in una tremenda depressione iniziai a sognare di ricadere in quello stramaledetto castello ogni notte e di consumarmi le dita nel tentativo di scavarmi una via d’uscita.
Ripensavo a come tutto era cominciato, a come mi aveva attratto il pericolo di cadere nel buio che poteva esser senza fondo… In fondo avrebbe potuto essere semplicemente una trappola, una prigione invece che una via di fuga, niente lasciava propendere per l’una o per l’altra ipotesi…
In quei mesi tutto andò a rotoli, la mi attenzione sul lavoro tracollò, quasi come quando mi ero innamorato la prima volta e i risultati scolastici erano drasticamente peggiorati, e se il direttore mi diceva di smetter di pensare alla donna, ecco che io automaticamente rispondevo in tutta sincerità che la donna non c’entrava nulla, lui credeva di saperla lunga ma non faceva che farmi ribadire come nemmeno della donna della mia vita mi interessasse più alcunché.
Tutto era passato in secondo piano, ma che dico, al terzo e al quarto, perchè in primo piano c’erano quei favolosi sotterranei ancora da esplorare, facevo piani su piani, avrei portato una decina di torce, il filo d’arianna, una vanga, avrei avrei… Ma poi i sensi di colpa mi attanagliavano, la mia forza di volontà era così cedevole?
Il castello ormai aveva più potere su di me che il mio stesso cervello.
La paranoia aveva ormai il controllo totale delle mie facoltà, i nervi a fior di pelle, dormivo appena tornato dal lavoro per abituare gli occhi all’oscurità di notte, ormai ero sicuro che sarei tornato là sotto e non so da dove prendevo ogni giorno la forza per rimandare ancora e ancora il momento in cui sarei ri – precipitato in quel baratro, l’attimo in cui il mio insensato e insano volere avrebbe prevalso sul buonsenso di star lontano da quel luogo malefico.